di Luca Sforzini, esperto d’Arte e proprietario del Castello di Castellar Ponzano (https://www.valutazione-quadri.it/)
Il Cinquecento è il secolo in cui l’arte italiana sembra finalmente affermare un linguaggio trionfante, universale. È l’epoca di Raffaello e Tiziano, di armonie perfette e prospettive calibrate, di santi sereni e Madonne sublimi. Ma dietro quella calma apparente si agita un demone invisibile: la tensione tra potere spirituale e potere politico, tra l’altare e il trono.
La grande pala d’altare, cuore pulsante dell’arte sacra del XVI secolo, è molto più di un oggetto devozionale: è un manifesto di autorità. Non c’è chiesa, convento o cappella nobiliare che non commissioni un’opera monumentale per affermare — attraverso il linguaggio dell’arte — il proprio ruolo nel mondo. In ogni Deposizione, in ogni Assunzione, si cela un messaggio di potere: la Chiesa non mostra solo fede, mostra forza.
Ma il demone del Cinquecento non è soltanto politico: è anche alchemico. La pala è costruita come un portale visivo, un dispositivo simbolico in cui la luce, l’oro e le figure sono disposti secondo precise gerarchie cosmiche. L’oro non è un semplice ornamento: è la materia spirituale che unisce terra e cielo. Il fondo dorato della tradizione bizantina, trasfigurato e razionalizzato dal Rinascimento, diventa il segno di una trasmutazione interiore, come il piombo dell’anima che diventa oro dello spirito.
Questo linguaggio non era occulto agli occhi dei committenti: papi, cardinali, duchi e confraternite sapevano perfettamente che la pala non era solo una finestra sul divino, ma anche una mappa del potere terreno. Dietro ogni angelo, un messaggio politico; dietro ogni luce celeste, un progetto di dominio.
E oggi? L’arte contemporanea, sempre più politicizzata e spesso ostaggio di slogan superficiali, ha dimenticato quella sottigliezza simbolica. Forse dovremmo tornare a guardare le pale del Cinquecento non come reliquie museali, ma come codici esoterici del potere, capaci di insegnarci più della propaganda dei nostri giorni.









