Lo studio di un importante carteggio tra Giampietro Vieusseux e Niccolò Tommaseo è stato merito anche degli studi di Virgilio Missori. Abbraccia gli anni 1835-1863. Lettere tra i due amici vennero scambiate anche in anni precedenti dal 1826 circa ma il periodo 1835-63 è significativo del nostro Risorgimento. E sono un epistolario necessario ed un autorevole complemento dell’altra conversazione tra Gino Capponi e Niccolò Tommaseo. Conversazione questa già ‘venuta alla luce’ per merito di due studiosi: Paolo Prunas e Isidoro Del Lungo. Il Carteggio Vieusseux-Tommaseo era in fase di avanzata realizzazione (anni 2000) per merito del professor Virgilio Missori sacerdote rosminiano. Missori è stato affiancato a sostenere una sorte d’oblio per tanti anni caduta sul grande dalmata nato a Sebenico nel 1802. Almeno fino al 2002 anno del bicentenario della nascita che ha visto celebrare alcuni convegni. Il Carteggio Vieusseux-Tommaseo si presentava – diceva Missori – come impresa immane a detta degli storici competenti. Per il numero notevole di lettere senza data, con grafia spesso incomprensibile, o incapacità del copista che scrive sotto dettatura di un uomo divenuto cieco; per i tagli apportati alle lettere vista l’inopportunità di rilevare alcune circostanze delicate o pericolose, sono alcuni aspetti del lavoro al quale da anni attendeva il professor Missori, memore dei consigli di autorevoli e benemeriti cultori di studi tommaseiani. Per una conoscenza della storia e tradizioni culturali italiane durante gli Stati pre-unitari tanto da parte degli accademici quanto per la divulgazione nelle scuole si è voluto reintrodurre questi “dialoghi” sulla storia del popolo giuliano dalmata. E così ricordare quando convenimmo di celebrare il secondo centenario della nascita del Tommaseo. La “Città di Fondazione” Aprilia accolse allora favorevolmente il bicentenario tommaseiano. Il 12 aprile 2003 presso la Sala conferenze Scuola “Guglielmo Marconi” si teneva il convegno organizzato dal Comune di Aprilia, “Niccolò Tommaseo, la Dalmazia e la cultura italiana ed europea” con vari Patrocini istituzionali. Tra i relatori, Virgilio Missori, Un centro della cultura italiana nel Risorgimento: Il Gabinetto Vieusseux di Firenze; Lucia Mione Ployer, N. Tommaseo una presenza risorgimentale; Raffaele Panico, Roma e il mondo di Niccolò Tommaseo; il cristianesimo e la capitale d’Italia.
Questa memoria introduce la relazione del 12 aprile 2003, corredata da un importante apparato di fonti archivistiche, di lettere documenti e bibliografia, qui riproposta. Il professor Missori nacque il 21 maggio 1921 a Montecompatri e a Roma si spense il 29 settembre 2006: “professore di letteratura italiana, latina e di storia dal 1946. Preside di Liceo classico per lunghi periodi, interrotti da altri incarichi, tra cui l’insegnamento della Storia della Chiesa e Letteratura patristica cristiana presso la Facoltà teologica di Domodossola. Venne destinato all’azione pastorale presso la Basilica di S. Carlo al Corso di Roma”.
Raffaele Panico
«Un centro della cultura italiana nel Risorgimento – il “Gabinetto Vieusseux” di Firenze»
Gian Pietro Vieusseux (Oneglia 1779, Firenze 1863) era di famiglia calvinista ginevrina. Viaggiò molto, fino a che, dopo una vita passata nei viaggi e nel commercio, come desiderava il padre, uomo di affari, non si stabilì definitivamente a Firenze nel luglio 1819. Ivi istituì nel 1820 un “gabinetto” scientifico e letterario aperto al pubblico, al Palazzo Buondelmonti, per la lettura di giornali, riviste, libri italiani e stranieri. L’iniziativa originale si trasformò nel tempo nel luogo di incontro di alcuni dei pensatori più illustri d’Italia, ed esiste ancora oggi. Il “Gabinetto Vieusseux” divenne un’istituzione, centro di formazione culturale e politica della classe intellettuale non solo della Toscana ma di tutta Italia. Tre volte alla settimana il capo del Gabinetto proponeva discussioni politiche, letterarie e di attualità con i più significativi personaggi della cultura toscana e italiana e, in seguito, francese ed europea. Il Gabinetto divenne quindi luogo di ritrovo e di passaggio àmbito ed obbligato per quei dotti che avevano occasione di passare per Firenze. Si realizzava una attiva funzione di collegamento tra pensatori nazionali ed europei 1. Gino Capponi, suscitatore di energie, nume tutelare e maestro, suggerì nel settembre 1820 e vide compiuta agli inizi del 1821, la pubblicazione della rivista “l’Antologia” 2 che ebbe vita breve, a causa di contrasti circa l’orientamento culturale. Dal 1823 fino alla morte di Vieusseux si occuperà della diffusione della cultura, attraverso periodici come “Il Giornale Agrario” (1827), legato alla scuola di Meleto del Ridolfi, dove venivano effettuati i primi esperimenti di scienza agraria 3. Anche i figli dei contadini e dei proprietari studiavano insieme, educandosi al lavoro ed alla conoscenza della vita agricola. Altro legame di Vieusseux fu quello con l’Istituto di S. Cerbone del Lambruschini dove si procedeva ai primi esperimenti pedagogici e si diffondevano i principi della nuova pedagogia attraverso “La Guida dell’Educatore” diretta anch’essa dallo stesso Vieusseux (1836-1848) dopo la soppressione dell’“Antologia”, tra mille difficoltà incontrate nella scelta dei collaboratori. Si trattava della prima rivista pedagogica in Italia nel secolo XIX 4. Tra il 1832 e il 1839 vennero pubblicati “I documenti di storia italiana”. Progettati da Vieusseux allo scopo di pubblicare relazioni, documenti inediti o rarissimi, materiali che potevano servire alla conoscenza della storia d’Italia, raccolti a Parigi da Giuseppe Molini. Questi sono i veri antesignani dell‘Archivio Storico Italiano 5, che vedrà la luce nel 1842. Condotto con spirito anti-municipalistico, verrà accompagnato dall’Appendice, vera e propria rivista, diretta personalmente da Vieusseux. Tra il 1840 e il 1848 altre riviste sorsero ad imitazione di quelle edite da Vieusseux. Vanno ricordate “La Patria” 6, “La Fenice”, “Il giornale delle scienze storiche” (1847), “Il Fanfulla”, “Il Contemporaneo”, “Il Mondo Illustrato” di Giuseppe Pomba di Torino (1846-47 fino al 1861). Formalmente le suddette pubblicazioni riprendevano argomenti e sostenevano tesi dell’“Antologia”: scienze, agraria, economia, pedagogia, letteratura e storia, con l’intento di elevare a vera dignità la stampa periodica. Venivano arricchite anche dalla collaborazione di scrittori stranieri, specialmente francesi, come G. Sand, H. Balzac, V. Hugo e altri. È noto che le idee in quanto idee, specialmente in politica, contano solo se affondano le radici nella storia e nella necessità, scaturiscono da una situazione contingente, la interpretano e la sviluppano. Il gruppo di studiosi che gravitavano nell’ambito del Gabinetto Vieusseux era formato da cultori interessati alla conoscenza storica e, in genere, sostenevano la necessità politica di passare dal sistema paternalistico settecentesco a quello liberale moderato, non solo in Toscana ma in tutta l’Italia, una volta indipendente. Gli scrittori erano personaggi in vista e noti per la loro cultura, intelligenza libera, aperta. Uomini vivi, capaci di proporre problemi complessi, innamorati della storia. Il momento storico presentava molteplici problemi: la concorrenza della proprietà e del commercio librario, l’unione doganale (Zollverein) già realizzata in Germania, il progetto di Confederazione che Vieusseux aveva già tentato di far giungere ai rappresentanti di Verona dal 1822, progetto che verrà dato alle stampe nel 1848. Non sfuggiva, poi, al pubblicista di Firenze l’importanza dei giornalisti stranieri per far conoscere l’Italia all’estero e agitare il problema nazionale in Europa 7. Lo stesso dicasi dell’utilità dei Congressi scientifici, alcuni dei quali importanti, come quello di Firenze, nel 1841, di Lucca, nel 1843 e di Milano, nel 1844. Il clima politico del Granducato permetteva, pur fra qualche difficoltà, la pubblicazione di riviste che, purtroppo, in genere ebbero vita breve per motivi indipendenti da Vieusseux. Dopo la soppressione dell’Antologia nel 1834, il capo del Gabinetto dedicò le sue cure agli esuli italiani in Francia, specialmente sostenendo il loro giornale “l’Italiano” fondato nel 1836. La stampa avrebbe potuto rendere un servizio decisivo alla causa nazionale, come lo rese l’opera di Tommaseo con la pubblicazione delle “Relazioni degli ambasciatori veneti” servendo “a dar luce alla storia non pur d’Italia ma d’Europa, che l’occhio sicuro di quella gente si stendeva a tutta l’Europa d’un tratto. La politica grande comprende, la buona discerne, la cattiva guasta, la pessima spia” 8. Lo sguardo alla situazione politica italiana è essenziale al fine di valutare l’importanza del centro culturale fiorentino di cui si può affermare con sicurezza che orientò gli spiriti risorgimentali verso la soluzione da loro preparata. Decisiva svolta appare l’elezione al pontificato romano di Giovanni Maria Mastai Ferretti nel 1846 con il nome di Pio IX. Le speranze suscitate da tale elezione diminuirono, però, con l’allocuzione del 29 aprile 1848, preceduta all’amnistia concessa nel luglio dello stesso anno dell’ascesa al soglio di Pietro. È noto che il mutamento dell’animo papale segnò una svolta nell’orientamento degli uomini politici e, contemporaneamente, la partizione in due campi avversi della classe politica italiana. Si aggiunga un altro avvenimento di non secondaria importanza: il discorso tenuto da Tommaseo all’Ateneo Veneto il 30 dicembre 1847 sulla libertà di stampa 9. Fu una scossa nell’opinione pubblica che si rese conto della necessità di agire nel senso più urgente. Eravamo alla vigilia della prima guerra di indipendenza che vide il Piemonte di Carlo Alberto iniziare la riscossa contro l’Austria, le cui vicende sono note a tutti gli storici.
Per completare il quadro del clima storico, non è inutile ricordare anche un problema apparentemente secondario ma molto significativo per comprendere l’animo degli italiani. Voglio riferirmi al problema della Corsica e al tentativo di riunirla alla madre patria facendo leva sull’apporto reso da uno dei suoi figli più rappresentativi, Pasquale Paoli.
L’isola costituiva il baluardo meridionale della Francia, ma anche sogno dei patrioti italiani, delusi per la cessione del territorio alla Francia da parte dei genovesi (1768). Tommaseo vi aveva dimorato un paio di anni, aveva lì raccolto le lettere del Paoli. Le pubblicava a Firenze nel 1846, senza chiedere compenso alcuno, affermando: “Desidero che i corsi sappiano delle cure da me poste nello spazio di più anni (…). È buono rifiutare compenso (…). L’affetto che io nutro alla patria di quel cittadino esemplare appaia così schietto e devoto com’è nell’animo mio: rammentare la Corsica all’Italia, l’Italia alla Corsica” 10. Il cenno dedicato al problema corso testimonia l’ampiezza degli interessi che resero il gabinetto di Vieusseux uno dei più validi rappresentanti dell’anima italiana dopo la delusione del Congresso di Vienna del 1815. Pur tra mille contrasti e incertezze l’Istituto di Firenze favorì quella unione degli spiriti, che si volsero nella seconda metà del secolo a considerare il Piemonte come fattore unico della unità e indipendenza nazionale. Uno dei più autorevoli rappresentanti del Gabinetto Vieusseux e testimone è, senza dubbio, Niccolò Tommaseo, che nel 1855 aderirà al programma unitario, precisando il suo pensiero dopo le polemiche antipiemontesi “ perché il mio suffragio è richiesto, dico che assento, intendendo che le due condizioni essenziali siano il concetto dell’intera unità, e il concorso delle forze militari e cittadine di tutta l’Italia, dal Piemonte incorate, sorrette, ordinate, senza diffidenze reciproche, cagione di calamità ne’ passati anni, quando né le idee, né i valori si trovavano a concordia preparati” 11.
Gian Pietro Vieusseux (Oneglia 1779, Firenze 1863) era di famiglia calvinista ginevrina. Viaggiò molto, fino a che, dopo una vita passata nei viaggi e nel commercio, come desiderava il padre, uomo di affari, non si stabilì definitivamente a Firenze nel luglio 1819. Ivi istituì nel 1820 un “gabinetto” scientifico e letterario aperto al pubblico, al Palazzo Buondelmonti, per la lettura di giornali, riviste, libri italiani e stranieri. L’iniziativa originale si trasformò nel tempo nel luogo di incontro di alcuni dei pensatori più illustri d’Italia, ed esiste ancora oggi. Il “Gabinetto Vieusseux” divenne un’istituzione, centro di formazione culturale e politica della classe intellettuale non solo della Toscana ma di tutta Italia. Tre volte alla settimana il capo del Gabinetto proponeva discussioni politiche, letterarie e di attualità con i più significativi personaggi della cultura toscana e italiana e, in seguito, francese ed europea. Il Gabinetto divenne quindi luogo di ritrovo e di passaggio ambito ed obbligato per quei dotti che avevano occasione di passare per Firenze. Si realizzava una attiva funzione di collegamento tra pensatori nazionali ed europei
Gino Capponi, suscitatore di energie, nume tutelare e maestro, suggerì nel
settembre 1820 e vide compiuta agli inizi del 1821, la pubblicazione della rivista “l’Antologia” che ebbe vita breve, a causa di contrasti circa l’orientamento culturale. Dal 1823 fino alla morte di Vieusseux si occuperà della diffusione della cultura, attraverso periodici come “Il Giornale Agrario” (1827), legato alla scuola di Meleto del Ridolfi, dove venivano effettuati i primi esperimenti di scienza agraria. Anche i figli dei contadini e dei proprietari studiavano insieme, educandosi al lavoro ed alla conoscenza della vita agricola.
Altro legame di Vieusseux fu quello con l’Istituto di S. Cerbone del Lambruschini dove si procedeva ai primi esperimenti pedagogici e si diffondevano i principi della nuova pedagogia attraverso “La Guida dell’Educatore” diretta anch’essa dallo stesso Vieusseux (1836-1848) dopo 75 la soppressione dell’”Antologia”, tra mille difficoltà incontrate nella scelta dei collaboratori. Si trattava della prima rivista pedagogica in Italia nel secolo XIX.
Tra il 1832 e il 1839 vennero pubblicati “I documenti di storia italiana”.
Progettati da Vieusseux allo scopo di pubblicare relazioni, documenti inediti o rarissimi materiali che potevano servire alla conoscenza della storia d’Italia, raccolti a Parigi da Giuseppe Molini. Questi sono i veri antesignani dell’Archivio Storico ltaliano, che vedrà la luce nel 1842. Condotto con spirito anti-municipalistico, verrà accompagnato dall’Appendice, vera e propria rivista, diretta personalmente da Vieusseux. Tra il 1840 e il 1848 altre riviste sorsero ad imitazione di quelle edite da Vieusseux. Vanno ricordate “La Patria”, “La Fenice”, “Il giornale delle scienze storiche” (1847), “Il Fanfulla”, “Il Contemporaneo”, “Il Mondo Illustrato” di Torino (1847-1848).
Formalmente le suddette pubblicazioni riprendevano argomenti e sostenevano tesi dell’”Antologia”: scienze, agraria, economia, pedagogia, letteratura e storia, con l’intento di elevare a vera dignità la stampa periodica.
Venivano arricchite anche dalla collaborazione di scrittori stranieri, specialmente francesi, come G. Sand, H. Balzac, V. Hugo e altri. È noto che le idee in quanto idee, specialmente in politica, contano solo se affondano le radici nella storia e nella necessità, scaturiscono da una situazione contingente, la interpretano e la sviluppano. Il gruppo di studiosi che gravitavano nell’ambito del Gabinetto Vieusseux era formato da cultori interessati alla conoscenza storica e, in genere, sostenevano la necessità politica di passare dal sistema paternalistico settecentesco a quello liberale moderato, non solo in Toscana ma in tutta l’Italia, una volta indipendente. Gli scrittori erano personaggi in vista e noti per la loro cultura, intelligenza libera, aperta. Uomini vivi, capaci di proporre problemi complessi, innamorati della storia. Il momento storico presentava molteplici problemi: la concorrenza della proprietà e del commercio librario, l’unione doganale Zollverein già realizzata in Germania, il progetto di Confederazione che Vieusseux aveva già tentato di far giungere ai rappresentanti di Verona dal 1822, progetto che verrà dato alle stampe nel 1848. Non sfuggiva, poi, al pubblicista di Firenze l’importanza dei giornali.
Virgilio Missori
Note
1 Cfr N. TOMMASEO, di G. Vieusseux e dell’andamento della civiltà italiana in un quarto di secolo. Memorie di Nicolò Tommaseo, in Ricordi Storici intorno a Gian Pietro Vieusseux e il nostro tempo. Firenze,1869.
2 Bartolomeo VERATTI, il 21 marzo 1833 su “La voce della verità” di Modena (fascicolo novembre/dicembre 1832), denunciò due scritti apparsi sull’Antologia. Il primo era di Tommaseo, e insinuava l’idea che l’Austria, oltre che nel Lombardo Veneto. dominasse in realtà tutta l’ltalia. Il secondo articolo era di Luigi LEONI, relativo a Pietro di Russia, libro di Angelo Curti. Vi si rimproverava la dedica a Nicola I, il massacratore della Polonia. I ministri di Austria e Russia a Firenze chiesero la punizione degli articolisti, e il Granduca di Toscana soppresse l’Antologia. Il Prunai afferma, erroneamente, che l’auto-
re dell’articolo incriminato era Marc’Antonio Parenti (l’Antologia di Vieusseux, Roma-Milano, 1906, pag 309). Achille De Rubertis, a sua volta, sostiene che l’autore dell’articolo era il principe di Canosa, ma corresse l’errore nel suo libro “Varietà storiche e letterarie con documenti inediti”, Pisa, 1935, pag 384.
3 “Il Giornale Agrario” (sorto daII’amore che il groppo dell’Antologia nutriva per la terra e il lavoro dei campi) iniziò le sue pubblicazioni nel 1833. Anche gli studenti di Ridolfi avevano il giornalino “II mietitore”.
4 La “Guida dell’Educatore” nacque dalla volontà comune di Lambruschini e Vieusseux di pubblicare un giornale che sostituisse in parte l’“Antologia” per quanto riguardava i principi educativi. Era diretto da Lambruschini con l’assistenza quotidiana di Vieusseux. Anche gli studenti di S. Cerbone avevano il loro giornalino (“l’Aurora”). Il Manifesto usci il 20 novembre 1835. L‘annata 1843 non venne pubblicata a causa della malattia di Lambruschini. Nel 1844 si ebbe una nuova serie, edita da Vieusseux.
5 L’Archivio Storico Italiano fu promosso da Vieusseux e da Gino Capponi. Il primo volume usci nel 1842 e la pubblicazione continuò fino al 1854. Nel 1855 ebbe inizio una nuova serie di volumi, fino al 1864, quando, morto Vieusseux, l’Archivio venne continuato dalla Deputazione di Storia Patria. Era una raccolta di opere e documenti finora inediti riguardanti la storia italiana. Uno studio sulla vita di questa rivista si trova in R. CIAMPINI, “G.P. Vieusseux, i suoi viaggi, i suoi giornali, i suoi amori”, Torino, Giulio Einaudi Editore, 1953.
6 “La Patria” giornale politico e letterario iniziò le pubblicazioni a Firenze il 2 luglio 1847 e le terminò il primo agosto 1848. Il suo programma: conciliare libertà e principato. I principali collaboratori furono Salvagnoli, Lambruschini e Ricasoli.
7 A Londra era stato fondato il giornale storico “l’ltalico” che ebbe solo due anni di vita (1813-1814). Apparvero solo nove fascicoli, diretti da Augusto Bossi Granville. Può essere considerato l’antesignano del “Conciliatore” italiano. Aveva come programma quello di organizzare l’opinione pubblica degli italiani residenti nella capitale britannica. A Parigi vide la luce nel 1836 “l’Italiano” per sostenere l’idea nazionale. Diretto da Michele Accursi, durò pochi mesi: 13 articoli in tutto. Vi collaborarono Orioli, Mariani, Tommaseo, Mazzini. (R. Sorga, “Bollettino della società pavese di Storia Patria”, fasc. II-IV, settembre-dicembre 1914; Linaker, “La vita e i tepidi Enrico Mayer”, Firenze, 1898, pagg. 366, 369, 372).
8 N. Tommaseo, “Relations des ambassadeurs venitiens au XVI siecle”, Parigi, 1838. L’opera fu scritta per controbattere le idee sostenute da L. Gozlan e Luigi conte di Carné.
9 R. CIAMPINI, “Vita di N.Tommaseo”, Firenze, 1945, pagg. 372-379.
10 N. TOMMASEO, “Le lettere di Pasquale Paoli”, Firenze, 1846 (estratto
dall’Archivio Storico, serie V, Tomo XI, Dispensa XXI, n. 8, pagg CL VI1/632/4 n.n.).
11 N. TOMMASEO, “Secondo Esilio”, II, Milano, 1862, pagg 155. “Dell’Italia”,
Parigi, 1835, a cura di Giovanni Balsamo Crivelli, Torino, 1926.