COMUNICATO STAMPA
CONFINDUSTRIA – Sforzini (Rinascimento): “Confindustria ha ragione. Ma ora servono imprenditori visionari, non solo rivendicazioni”
Luca Sforzini esperto d’arte, proprietario del Castello di Castellar Ponzano e fondatore del movimento politico e culturale Rinascimento, sostiene le richieste avanzate da Confindustria al governo ma pungola l’associazione: “Altro che decrescita felice. Ci serve una nuova impresa eroica: riportare l’Italia al centro del mondo. Basta tasse, burocrazia, energia alle stelle. Ma gli imprenditori devono anche guidare una rinascita civile, non solo economica”
Argomenta Sforzini: «Le richieste di Confindustria al governo sono chiare e condivisibili. Taglio della burocrazia, investimenti strategici, riforma fiscale, energia competitiva: è l’abc della sopravvivenza economica in un mondo globalizzato. Chi crea valore non può più essere trattato come un colpevole. Ma l’Italia ha bisogno di qualcosa di più: ha bisogno di industriali capaci di diventare classi dirigenti, non solo categorie economiche.»
«Abbiamo il dovere di sostenere chi lavora, esporta, innova. Ma chiediamo anche a Confindustria un salto di qualità. L’impresa italiana non può accontentarsi di negoziare sgravi e incentivi: deve tornare a dettare l’agenda culturale e civile del Paese. La borghesia produttiva deve riprendersi la guida morale dell’Italia. Deve avere coraggio, visione, responsabilità storica.»
Rinascimento sostiene le richieste di Confindustria, ma rilancia:
Sì al piano da 8 miliardi annui per l’industria, ma sia vincolato alla qualità, all’innovazione vera, alla filiera corta e al Made in Italy autentico.
Sì alla riduzione del costo dell’energia, ma con un dibattito coraggioso sul nucleare, sullo snellimento delle autorizzazioni e sulla sicurezza tecnologica nazionale.
Sì alla sburocratizzazione, ma serve anche una nuova etica industriale che premi la responsabilità sociale, non solo la rendita di posizione.
Sì agli accordi internazionali, ma con una visione strategica: l’Italia deve diventare ambasciatrice di eccellenza, non pedina nel gioco degli altri.
Sì alla formazione, ma basta retorica sulla “scuola utile”: servono licei tecnici d’élite, scuole d’impresa, accademie di artigianato, estetica e ingegno.
«Non è il momento di chiedere solo sgravi. È il momento di rifondare una visione. L’impresa italiana, se vuole salvarsi, deve tornare a essere un modello di civiltà. Come fu Olivetti. Come fu il Rinascimento. Non solo numeri: simboli, identità, guida», incalza Sforzini.
In conclusione: «Serve un Rinascimento produttivo, morale e identitario. Basta con l’imprenditore vittima. E basta con lo Stato tiranno. È tempo di uomini nuovi, con idee alte, con il coraggio di osare, di costruire, di difendere la nostra bellezza economica. Il Made in Italy è un atto di cultura prima che di mercato. Chi lo produce deve avere orgoglio, e chi governa deve finalmente capirlo. Il futuro non appartiene a chi redistribuisce miseria, ma a chi crea ricchezza. Non ci sarà giustizia sociale senza produzione. E non ci sarà produzione senza rispetto per l’imprenditore. È ora che lo Stato la smetta di vivere sulle spalle di chi lavora. È ora che lo Stato torni a servire l’Italia. Non a soffocarla.»