Castello Sforzini

di Castellar Ponzano

La Tradizione Ermetica, L’Alchimia e la Massoneria

La tradizione ermetica è una via esoterica, un insegnamento segreto, di natura sapienzale e simultaneamente pratica, operativa, che con grandi caratteri di uniformità si è trasmessa probabilmente dagli antichi egizi, ai greci del periodo alessandrino e attraverso gli arabi fino a testi e autori del Medioevo e del Rinascimento ed è continuata fino alle soglie del mondo moderno. Riguarda essenzialmente un insegnamento iniziatico esposto usando il simbolismo di metalli e di trasmutazioni di metalli, cioè: l’alchimia, che potrebbe essere definita “la tecnica dell’ermetismo”. Era essenzialmente una scienza cosmologica che si applicava all’ordine umano per l’ analogia esistente tra macrocosmo e microcosmo.
Era una scienza iniziatica esposta con un camuffamento chimico-metallurgico. Le sostanze di cui parlavano i testi sono simboli per le forze sottili dell’ essere umano in relazione con la natura, con il cosmo.
Le operazioni alchemiche descritte si riferiscono quasi esclusivamente alla trasformazione iniziatica dell’ uomo.
L’ uomo, l’ essere più perfetto del regno animale, analogo all’ oro che è la perfezione di quello minerale, conterrebbe in sé i germi della perfezione perduta, che verrà ritrovata attraverso la pratica dell’ alchimia: l’ adepto, restaurando in sé la gloriosa condizione di Adamo prima della caduta, passerebbe dallo stato di natura a quello di grazia. Riconquisterebbe così l’ immortalità perduta, compiendo la grande metamorfosi, per morte e resurrezione dell’ Adamo caduto , permettendo all’ essere umano di ridiventare di fatto l’ essere divino che è in potenza e che fu all’origine del presente ciclo di manifestazioni.
Diventerebbero così chiare le parole tratte dall'”Aelia Laelia Crispis”, un testo che contiene un celebre “enigma” ermetico: “Qui giace una tomba che non rinserra alcun cadavere; e un cadavere che non è racchiuso in alcun sepolcro. Il cadavere e il sepolcro sono una cosa sola.”
L’ uomo può e deve essere concepito come la materia privilegiata della Grande Opera Ermetica.
L’ alchimista dovrà certamente ” operare ” in laboratorio e applicare la pietra filosofale alla natura minerale prima di utilizzarla sul proprio corpo; ma la trasmutazione metallica, per quanto difficile da ottenere, si rivela poi come un compito semplicemente preliminare, a ciò che è veramente essenziale: la reintegrazione, la liberazione totale dell’ adepto.
L’ alchimia tradizionale si inserisce dunque in un modo del tutto naturale in un percorso ben più vasto; l’ adepto sperava di conquistare i segreti magici che gli permettessero di sfuggire allo spietato labirinto delle apparenze sensibili. Grazie all’ “alta scienza”, l’ alchimista sognava di riuscire nella grande impresa di passare, già in questa vita, attraverso la rete delle apparenze sensibili, dominando la stessa potenza che si impone alla fantasmagoria delle illusioni, per raggiungere, dominandola, la grande liberazione.

In quale paese sarebbe apparsa per la prima volta l’ alchimia, questa, come abbiamo detto, “tecnica dell’ ermetismo” ?
L’ etimologia stessa sembra confermare la tradizione cara agli adepti medievali, secondo la quale sarebbe stato l’ Egitto faraonico la culla dell’ arte sacra (così chiamata perché praticata all’ ombra dei santuari.)

In effetti la nostra espressione alchimia deriva certamente dall’ arabo “el kimiya” (la chimica), ma la maggior parte degli storici concordano nel far derivare kimiya dal sostantivo egiziano “kemi”, che designava il color nero e si applicava anche al nome della regione (Kem, il paese nero), certamente a causa dell’ aspetto cupo presentato dal limo del Nilo.

L’ invenzione dell’ alchimia è stata attribuita a un personaggio misterioso, che gli alchimisti greci di Alessandria chiameranno Ermete Trismegisto, Ermete tre volte grande. Personaggio ambiguo, presentato talvolta come un essere soprannaturale (il Thoth egizio, dio della saggezza e della scrittura, anch’egli con gli attributi dello psicopompo; i Greci lo assimilavano a Ermes), tal altra come un personaggio storico che sarebbe vissuto, secondo una delle versioni, intorno al 1300 a.C.

In tutto il corso del Medioevo, e oltre, gli alchimisti faranno riferimento a un testo a un tempo breve, misterioso e conciso attribuito al leggendario Ermete Trismegisto, la TAVOLA SMERALDINA . Si rileverà un interessante parallelo, dal punto di vista delle leggende tradizionali, tra la Tavola smeraldina (incisa, come dice il nome, su uno smeraldo) e il Santo Graal (anch’ esso realizzato foggiando un grande smeraldo caduto, secondo la leggenda, dalla fronte di Lucifero).

Ma ecco la versione più diffusa del nucleo centrale del testo:

“È vero, senza menzogna, certo e molto veritiero:
Ciò che è in basso è come ciò che è in alto,
E ciò che è in alto è come ciò che sta in basso,
Per compiere il miracolo della Cosa Una.
E come tutte le cose furono da Uno, per la mediazione di Uno:
Così tutte le cose sono nate da questa Cosa Unica, per adattamento.”

Moderne indagini sono riuscite a stabilire che questo testo, tradotto dall’ arabo in latino nel X° secolo, costituiva la trascrizione di un originale greco del IV° secolo della nostra era, all’ epoca degli alchimisti di Alessandria. Da questa metropoli dell’ Egitto ellenizzato l’ alchimia sarebbe poi passata, nel VI ° secolo, ad alcuni adepti dell’Impero bizantino; l’ Occidente medievale la conobbe, invece, solo molto più tardi, grazie a una tappa storica intermedia essenziale: gli alchimisti mussulmani, i cui manoscritti saranno tradotti in latino.
Nel VIII° secolo, la conquista della Spagna da parte degli Arabi sarà l’ occasione, e l’alchimia vi avrà la sua parte, per il contatto tra la Cristianità e le tradizioni mussulmane, nonché quelle ebraiche.

La semplice presenza nella letteratura alchimistica medioevale di parole di origine araba, che sarebbero poi passate nell’uso comune, come: alambicco, athanor, elisir ecc., basterebbe a farci intuire immediatamente l’importanza storica della tappa mussulmana per l’ ulteriore sviluppo dell’ alchimia nei regni cristiani dell’ Europa occidentale e centrale.
Ricordiamoci anche dei ricchi scambi culturali al tempo delle crociate tra i cavalieri del Tempio e iniziati mussulmani, sufi e sette esoteriche come quella degli Assassini del Veglio della Montagna.
Per correttezza di informazione, precisiamo che un’ altra terra potrebbe re contendere all’Egitto il primato nella comparsa storicamente attestata dell’ alchimia: l’ antica Cina. Ricordiamo infatti, di sfuggita, l’ alchimia Taoista.
Il taoismo ( Lao-tze ) è la via esoterica, iniziatica, dei cinesi, mentre il confucianesimo (Kun-fu-tzu) è la via essoterica, pratica.
Fino qui, la storia a brevi linee.

Ma entriamo più nel profondo nella Tradizione, nell’ Ermetismo, nell’ Alchimia.
L’ Ermetismo alchemico si presenta come una viva testimonianza dell’esistenza di due grandi linee tradizionali: quella sacerdotale, ascetico-contemplativa (dei bramana indù per intenderci),privilegiata dal grande Renè Guenon; quella opposto regale, attiva e virile ( degli kshatriya,dei raja indù, dei cavalieri cioè, dei combattenti, ) di cui era maestro il grande Julius Evola.
Vediamo infatti la connessione dell’ Ermetismo con gli Ordini di Cavalleria, con l’ Ordine del Tempio e lo stesso Dante. Infatti, nell’ermetismo alchemico, sta in primo piano l’ istanza pratica, operativa, il primato dell’ “arte”, dell’ azione, lo sperimentalismo esteso al piano dello spirito.
È significativo, infatti, che la sua definizione prevalente e più caratteristica è Ars Regia, cioè Arte Regale.
“Esiste, quindi, una tradizione iniziatica “regale” la quale, nelle sue forme pure, può considerarsi come la filiazione più diretta e più legittima della Tradizione unica primordiale. Nei tempi più recenti essa appare sopratutto nelle sue varianti “eroiche”, cioè come una realizzazione e una riconquista condizionata da qualità virili analoghe, sul piano dello spirito, a quelle proprie al tipo del guerriero.” Così Julius Evola.

Veniamo ora ad una descrizione succinta della Grande Opera alchemica: essa comprende tre fasi principali, contrassegnate da altrettanti colori, il nero, il bianco e il rosso: la nigredo, o Opera al Nero, la putrefazione, corrisponde più o meno all’ uccisione dell’ Io fisico. L’ albedo, o Opera al Bianco, è l’ apertura estatica, l’esperienza della luce, però con un carattere passivo, per cui essa viene chiamata anche regime della Donna o della Luna. Lo stadio finale o perfetto, la rubedo, o Opera al Rosso, comporta il superamento di tale fase, la riaffermazione della qualità virile e dominatrice, per cui nei testi si parla del superamento della Donna, del regime del Fuoco e del Sole.

A questo punto, si impone un raffronto con la Massoneria, la quale, oltre che rifarsi agli elementi dell’ arte del costruire, all’ arte muratoria, come bene dice Oswald Wirth, sembra non essere altro che una moderna trasposizione dell’ antico Ermetismo.
“Il simbolismo massonico costituisce infatti un curioso complesso di tradizioni estrapolate da remote scienze iniziatiche; tiene conto del valore cabalistico dei numeri sacri e regola il cerimoniale sulla scorta dei medesimi principi della magia; dispone, il Sole, la Luna e le Stelle come prescrive l’ Astrologia. Ma è proprio l’ Alchimia filosofica, quale fu concepita dai Rosacroce del XVII° secolo, a presentare le più sorprendenti analogie con la Massoneria. Sono entrambe caratterizzate dall’ identico esoterismo, dagli stessi elementi iniziatici, che si traducono in allegorie derivate le une dalla metallurgia, le altre dall’ arte edificatoria. Sotto questo profilo, la Massoneria è anche una trasposizione dell’ Alchimia.

Prenderemo in esame qualche simbolo alchemico che compare nel nostro rituale.
Cominciamo dal gabinetto di riflessione.
I tre principi ermetici che compaiono sono: lo Solfo, simbolo dello Spirito e il Sale simbolo della Saggezza e della Scienza, ciascuno in una coppa; il Mercurio sotto la forma di un Gallo, attributo di Ermete.
I tre princìpi si trovavano per gli ermetisti in tutti in corpi: il Solfo, principio maschile; il Mercurio, principio femminile; il Sale principio neutro.
Facendo bruciare legna verde, per esempio, il vapore acqueo era il Mercurio; l’ olio infiammabile, il Solfo; le ceneri, il Sale.
In un metallo, il Solfo era l’ anima, il ” fisso “, e il Mercurio il corpo, il ” volatile “. Il Solfo dava al metallo le sue proprietà chimiche e il Mercurio quelle fisiche.
Queste denominazioni singolari di Solfo, Mercurio e Sale, evidentemente, si applicano a dei “principi” e non a determinati corpi chimici.
Il Solfo simboleggia l’ ardore e il Sale, al contrario, la ponderatezza. Questi due principi stanno a dimostrare al Candidato, al Recipendario che deve non già mancare di entusiasmo, ma saperlo moderare.
Il Mercurio figura sotto forma di Gallo; è simbolo di arditezza e di vigilanza. Si credeva comunemente, presso gli antichi, che il Gallo non temesse nulla, nemmeno il leone. Ora il leone ed il Sole sono, nel simbolismo, in rapporti costanti con l’ Oro.
” Questo uccello, scrive Fulcanelli nelle ” Dimore filosofali”, che annuncia il levar del giorno e della luce, l’ aurora, esprime una delle qualità dell’ argento vivo segreto. Questa è la ragione per la quale il Gallo, araldo del Sole, era consacrato a Mercurio e figura sul campanile delle nostre chiese.”
Il Gallo, in Massoneria, annuncia la Luce che sta per ricevere il Recipendario.

Nel Gabinetto di Riflessione, troviamo poi l’ acronimo V.I.T.R.I.O.L.U.M.” le cui lettere costituiscono le iniziali della famosa frase, attribuita, sembra agli antichi Rosacroce: Visita Interiora Terrae Rctificando Invenies Occultum Lapidem, Veram Medicinam (cioè: Visita l’ Interno della Terra e, Rettificando, Troverai la Pietra Nascosta, Vera Medicina).È un invito a calarsi in se stessi e ad approfondire la natura umana. Rinchiusi nel segreto laboratorio della nostra personalità, nel nostro Uovo filosofico ermeticamente chiuso,” rettifichiamo”, distilliamo, separiamo il sottile dallo spesso. Così troveremo la Pietra nascosta, che racchiude la Vera Medicina.
Il segreto del ” Vetriolo ” fa dell’Uomo l’ oggetto della Grande Opera dei Filosofi. Ciascuno di noi cela in se stesso la Pietra dei Saggi, Vera Medicina capace di guarire tutti i mali. In tutto questo non vi è nulla di assurdo o di ingenuamente meraviglioso, ma soltanto l’affermazione che tutto si trova nell’ Uomo, a patto che impari a conoscersi e ad utilizzare saggiamente le inesauribili risorse della sua propria natura.
Così, dunque, ci illumina Oswald Wirth.
Tutto il simbolismo del Gabinetto di Riflessione é quindi, quasi totalmente, in relazione con l’Ermetismo.
Si tratta della prima fase della Grande Opera: quella della “putrefazione”, non solo realizzata nell’ Uovo Filosofico artificialmente creato dall’ uomo, ma dalla Natura operante.
Anche il ” liberarsi dei metalli ” é un’operazione Ermetica;
Una volta individuata la materia propizia, dopo averla accuratamente esaminata ed identificata, l’Alchimia raccomanda di ripulirla esteriormente, per eliminare ogni corpo estraneo che potrebbe aderire accidentalmente alla superficie. La materia insomma deve essere ridotta all’ essenzialità. In maniera assolutamente analoga, il candidato è chiamato a spogliarsi di tutto ciò che gli appartiene artificialmente; deve anche lui essere ridotto alla pura essenzialità. Ricordiamo che il Gabinetto di Riflessione corrisponde al matraccio dell’Alchimista, al suo Uovo Filosofico sigillato ermeticamente.
Potremmo ricordare, con Wirth, che nella Massoneria speculativa, il filo a piombo diventa il simbolo di una forza centripeta, di un’azione esterna, penetrante come quella che gli alchimisti attribuivano al loro Mercurio o.
Per contro la livella, la cui forma ricorda l’ideogramma dello Solfo ^ , allude al principio di espansione individuale, traducendosi in un irraggiamento che parte dal centro per propagarsi verso l’ esterno.
E’ acquisito che la Livella-Solfo ^ , iniziativa maschile attiva , corrisponde al Sole O e la Perpendicolare-Mercurio o, ricettività passiva femminile , alla Luna C.
Si potrebbe continuare con moltissime altre corrispondenze simboliche: il simbolismo dei Quattro Elementi, dei colori, della Loggia debitamente coperta, che corrisponde al vaso dell’ alchimista ermeticamente chiuso, delle tre prove dell’ Apprendista, che potrebbero rappresentare la purificazione alchemica.
La Stella Fiammeggiante o Pentagramma, che è il simbolo della Camera di Compagno, è precisamente l’ emblema dell’ Uomo svincolato da tutto ciò che gli impedisce di essere unicamente e pienamente Uomo Integrale. Le cinque punte di questa figura,detta anche Stella del Microcosmo, corrispondono alle quattro membra ed alla testa dell’ uomo. E poichè eseguono quel che la testa comanda, il Pentagramma è anche il segno della volontà sovrana. Si chiama anche Pentalfa luminoso o Stella dei Magi o appunto Quintessenza. Ricordiamo che era anche il simbolo dei Pitagorici.

Ci sarebbe poi il simbolismo delle due colonne in relazione allo Zolfo ed al Mercurio.
Il simbolismo della squadra e del compasso.
Ma penso che abbia parlato fin troppo e corra il rischio di annoiarvi.

Voglio terminare però citando Eugene Cansaliet, forse l’ ultimo dei grandi alchimisti del 1900 (è deceduto nel 1980).
Nella prefazione allo stupendo libro del misterioso Fulcanelli, “Il mistero delle cattedrali“ così scrive:
“L’ alchimia per l’ uomo molto probabilmente non è altro che la ricerca ed il risveglio della Vita segretamente assopitasi sotto il pesante involucro dell’ essere e la grezza scorza delle cose, ricerca e risveglio derivanti da un certo stato d’ animo molto prossimo alla grazia reale ed efficace. Sui due piani universali, dove siedono insieme la materia e lo spirito, il processo è assoluto e consiste in una permanente purificazione fino alla purificazione più completa.
A questo scopo niente è più utile, per quel che riguarda il modo di operare, dell’ apoftegma antico e così preciso nella sua imperativa concisione: Solve et coagula; dissolvi e coagula. La tecnica semplice e lineare, esige sincerità, decisione e pazienza, ed ha bisogno d’ immaginazione, ahìmè, ormai quasi totalmente scomparsa in un grande numero di persone, in questa nostra epoca dominata da una saturazione sterilizzante ed aggressiva. Sono pochi quelli che si dedicano all’ idea vivente, all’ immagine fruttuosa, al simbolo inseparabile da qualsiasi elaborazione filosofale o avventura poetica, aprendosi a poco a poco, in lento progresso, ad una luce più grande ed alla Conoscenza.

“Converti e cambia le nature e troverai ciò che cerchi” Ermete.

Bibliografia:

Julius Evola La Tradizione Ermetica
Oswald Wirth Il Simbolismo Massonico
K. G. Jung Psicologia e Alchimia
Serge Hutin La vita quotidiana degli alchimisti nel Medioevo
Jules Boucher La simbologia massonica
Seyyed Hssein Nasr Introduzione a Evola
Eugene Cansaliet Introduzione al Mistero delle Cattedrali di Fulcanelli

Andrea Zanchetta

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