Castello Sforzini

di Castellar Ponzano

Cittadinanza Svenduta da Sinistri!!! A giugno diciamo NO

Il prossimo 7 e 8 giugno gli italiani saranno chiamati a esprimersi su un tema fondamentale, l’acquisizione della cittadinanza italiana per i cittadini extracomunitari. Il referendum propone di ridurre da 10 a 5 anni il tempo minimo di residenza legale in Italia per ottenere la cittadinanza.

Dietro l’apparente volontà di “inclusione” si nasconde un’operazione pericolosa, denominata Trasformazione della Cittadinanza in un Automatismo Burocratico, svuotato di significato, sganciato da qualsiasi vero percorso di integrazione culturale, sociale, linguistica.

Essere cittadini italiani non è un dettaglio

Cittadinanza significa appartenenza, partecipazione, responsabilità verso una comunità. Non è solo un documento, ma un riconoscimento che va conquistato, non regalato. Dieci anni non sono una punizione, sono un periodo minimo per dimostrare attaccamento, conoscenza della lingua, rispetto delle leggi, e partecipazione alla vita del Paese.

Ridurre questo tempo a cinque anni significa abbassare l’asticella a livelli pericolosi, per accontentare logiche elettorali o ideologie globaliste che vedono l’identità come un ostacolo, non come un valore.

Cinque anni bastano davvero?

Basterebbero cinque anni per imparare l’italiano, capire la nostra storia, il nostro diritto, il nostro modo di vivere? Per alcuni sì, ma per moltissimi no. E uno Stato serio non può legiferare in base alle eccezioni. La cittadinanza non è un favore né una scorciatoia per i permessi. È il risultato di un cammino.

Un Paese che svende la cittadinanza perde se stesso

Mentre altri Paesi europei, come la Germania e l’Austria, mantengono criteri severi e selettivi, l’Italia viene spinta verso il modello dell’“accesso rapido”, un modello debole, ideologico, che non rafforza la coesione sociale ma la spezza.

A chi giova questa deriva? A una certa classe politica di sinistra, “i sinistroidi” in cerca di nuovi elettori. A chi vorrebbe trasformare l’Italia in una terra senza radici, dove la cittadinanza è solo un codice fiscale.

Il 9 giugno serve un NO forte e consapevole

Votare NO non significa essere contro gli immigrati. Significa essere a favore di un’integrazione seria, profonda, responsabile. Significa proteggere il valore della cittadinanza, difendere la nostra identità giuridica, storica e culturale.

Essere italiani non è un diritto automatico. È un onore. E chi lo desidera, deve dimostrarlo.


🗳️ Il 7 e 8 giugno, difendiamo l’Italia con il nostro voto.
VOTIAMO NO.

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