Castello Sforzini

di Castellar Ponzano

Landini – “Comunista col Rolex e l’Ufficio Stampa da 3 Milioni di Euro”

La Grande Presa in Giro della  CGIL

Mentre predicano sobrietà e si proclamano paladini dei lavoratori, nei fatti vivono da privilegiati e usano i soldi degli iscritti per alimentare la loro macchina propagandistica. È il caso della CGIL di Maurizio Landini, sindacato che ormai somiglia più a una holding della comunicazione che a un’organizzazione al servizio del popolo lavoratore.

Licenziano “per risparmiare”, ma spendono milioni per Futura srl

Nel 2023, con un tempismo che sfiora il ridicolo, Landini ha silurato Massimo Gibelli, portavoce storico del sindacato, con un licenziamento in pieno stile Jobs Act — sì, proprio quella legge contro cui la CGIL ha sfilato per anni in piazza. La scusa? “È un lusso che non possiamo più permetterci”. Gibelli pesava sul bilancio per 55.000 euro l’anno.

Peccato che, nel frattempo, la CGIL destinasse ben 2,7 milioni di euro alla comunicazione nel solo 2022. Oltre 2,1 milioni sono andati alla società Futura srl, una realtà controllata di fatto dal sindacato (di cui è socia di minoranza al 48,8%, ma che finanzia integralmente), incaricata di gestire siti, podcast, riviste, radio e social network. Un ecosistema digitale costoso e inefficace, con risultati modesti e perdite milionarie: nel 2023, Futura ha bruciato oltre 3 milioni di euro.

La CGIL tra doppia morale e strategia politica

Da un lato si licenziano i collaboratori storici, si racconta che “siamo poveri”, si fa finta di contare le lire e si rinuncia persino al caffè al bar. Dall’altro si butta denaro in operazioni di comunicazione opache, in totale contraddizione con i proclami di giustizia sociale. È questa la coerenza morale del sindacato di Landini?

La minoranza interna alla CGIL lo denuncia apertamente: “Una gestione privatistica e autoreferenziale”, con investimenti da agenzia pubblicitaria più che da organismo rappresentativo dei lavoratori.

Il voto dell’8 e 9 giugno: propaganda e retorica, ma zero contenuti

E ora arriva la campagna referendaria dell’8-9 giugno 2025. Si parla di diritti, si usano le parole care alla sinistra (“dignità”, “uguaglianza”, “difesa del lavoro”), ma in realtà è un’operazione politica mascherata. Il vero obiettivo? Rinforzare il consenso attorno a Landini e ai suoi alleati ideologici, anche a costo di spingere — apertamente o sottobanco — per il voto agli extracomunitari.

Perché? Perché il bacino elettorale tradizionale della sinistra è crollato, e ora si cerca consenso dove lo si può ancora raccogliere, a suon di regolarizzazioni, permessi e aperture indiscriminate. Non per altruismo, ma per convenienza politica. Un’operazione cinica travestita da solidarietà.

La grande ipocrisia

Landini è l’emblema della sinistra che finge di rappresentare i poveri, ma vive come un’élite. Che si veste di lotta, ma agisce come un burocrate. Che denuncia le ingiustizie sociali, ma le riproduce dentro casa propria. La CGIL, oggi, è più simile a una macchina propagandistica autoreferenziale che a un sindacato in trincea.

E i cittadini? Traditi, ancora una volta. Non dal “Padronato”, ma da chi ha fatto del lavoro una bandiera da sventolare — finché fa comodo — e non da difendere veramente.

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