di Luca Sforzini, esperto d’Arte e proprietario del Castello di Castellar Ponzano (https://www.valutazione-quadri.it/)
Keith Haring ha trasformato la metropolitana di New York in una scuola pubblica del segno. Non “street art” generica: calligrafia civile. Il suo alfabeto—radiant baby, barking dog, figure intrecciate, cuori, TV, astronavi—è la risposta più limpida a un decennio che costruiva identità come brand e corpi come territorio politico (AIDS, diritti civili, guerra fredda). Haring è pop perché è popolare, non perché è leggero.
Subway drawings: l’invenzione della lavagna metropolitana
Ch gessetto bianco sulle cornici nere degli spazi pubblicitari coperti: Haring capisce che la città ha bisogno di alfabeto immediato. Quel gesso non è bozzetto: è atto. Il segno scorre senza correzioni visibili; la figura nasce per contiguità (spalla-gomito, gomito-mano), come in una calligrafia araba che si fa danza. La “serialità” non è ripetizione pigra: è rito. Ogni cane che abbaia è una sveglia etica.
Pop Shop e democratizzazione
Aprire un negozio per vendere t-shirt e gadget col proprio segno fu considerato sacrilegio. In realtà il Pop Shop è un atto politico: abbattere il pedaggio del museo e della galleria per far circolare l’immagine come bene comune. L’accusa di commercializzazione ignora la posta in gioco: redistribuire il diritto alla forma. Haring paga quel prezzo con lucidità, tenendo un filo stretto fra militanza e ritualità del segno.
Collaborazioni e comunità
Haring dialoga con musicisti, danzatori, writers; integra l’energia del writing (la musica interna della lettera) dentro una grammatica pittorica scandita da linee di forza. Il disegno diventa spazio di incontro: muralismi comunitari, progetti per scuole e ospedali, interventi in favore di campagne sanitarie. La sua superficie non è “spettacolo”: è servizio.
Tecnica: chiarezza e respiro
Supporti vari (carta, tela, vinile, pannelli, tarpaulin). Linea omogenea—spessore controllato, curve continue, nessun “pennarello tremante”. Campiture piatte, cromie primarie e secondarie nitide, nessuna ombra: l’icona deve essere leggibile a distanza. Quando la linea vibra troppo o la campitura “sfarina”, l’allarme suona: c’è assenza di respiro del gesto, o materiale inadeguato.
Iconologia minima: mito laico
Il bambino raggiante è origine e promessa; il cane è sovranità del corpo e allarme contro l’addomesticamento; le figure intrecciate sono politica dell’affetto; il televisore è il potere che chiede culto; l’astronave è desiderio di altrove. Haring non moralizza; organizza un pantheon minimo che tutti possono usare.
Connoisseurship e cautele (cosa controllo in perizia)
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Provenienze e Foundation: la Keith Haring Foundation è riferimento; l’assenza di percorso documentale, specie per i subway drawings, è un rischio enorme (molti furono strappati in modo non tracciato).
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Supporti e media: carte idonee, inchiostri/acrilici coerenti con l’epoca; gessi originali su “cornici pubblicitarie” sono caso delicatissimo.
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Linea: continuità, assenza di ripassi esitanti; spessori coerenti con lo strumento (marker/acrilico/pennello).
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Edizioni: serigrafie, litografie con timbri e numerazioni corrette; diffidare di “edizioni speciali” senza editore storico.
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Stato di conservazione: i supporti economici invecchiano; restauri invadenti camuffano la povertà nobile del materiale.
Perché parla ancora
Nel mondo dei feed saturi, Haring è l’antidoto: una linea che toglie invece di aggiungere. Svela quanto di sacro c’è nel comune. Per questo i bambini capiscono subito i suoi disegni: non perché siano infantili, ma perché sono seri.









