Contro l’ipocrisia delle sinistre e il teatrino di Landini, il centro destra si fa rispettare col silenzio.
Ancora una volta ci chiedono di andare alle urne, ancora una volta, ci propongono liste zeppe di riciclati, tecnocrati, presunti “patrioti” che a Bruxelles finiscono sempre per chinare la testa davanti ai diktat franco-tedeschi. A destra, molti si chiedono, che senso ha continuare a dare il proprio voto a una macchina che non rappresenta più l’interesse nazionale? La risposta è semplice, nessuno.
Perché dovremmo legittimare questa Europa?
Quella del 2025 è un’Unione Europea che difende tutto fuorché la sovranità, una UE che mette sotto accusa l’agricoltore, il cacciatore, l’imprenditore, mentre coccola ONG, eco-fondamentalisti e funzionari senza volto. L’Europa di oggi è quella dei vincoli di bilancio, della burocrazia verde, del patto di stabilità che strangola le economie mediterranee. In questo contesto, presentarsi alle urne è come firmare un contratto capestro.
Chi ama davvero l’Italia, deve dire no.
Landini: La voce stanca di un mondo che non c’è più
Come se non bastasse il teatrino europeo, a rincarare la dose ci pensa Maurizio Landini, l’uomo che da anni tiene in ostaggio il mondo del lavoro italiano con scioperi inutili, parole vuote e nostalgie novecentesche. Landini attacca tutto, l’Europa, il governo, le imprese, tranne i veri problemi. Parla di “fascismo” ogni due minuti, ma dimentica i disoccupati, i giovani costretti a emigrare, gli operai che non vogliono più essere pedine nelle sue battaglie ideologiche.
Il paradosso? I suoi comizi sembrano la copia sbiadita di quelli della sinistra più radicale. Ma mentre il mondo cambia, Landini resta fermo a Berlinguer, e pretende pure di dare lezioni di democrazia a chi, con fatica, difende i valori della famiglia, del lavoro e della patria.
IL centro destra non si piega, boicotta, diserta, punisce
Non serve dare il voto a chi usa il simbolo del conservatorismo per poi, una volta a Strasburgo, farsi portare a guinzaglio dalla Commissione. Disertare le urne è oggi un atto di forza, non di rinuncia. Le sinistre non ci rappresentano.
L’8 e 9 giugno tutti al mare, tutti al mare a mostrar……
L’8 e 9 giugno non votare è un atto politico, è respingere una classe dirigente che ci prende in giro, è ignorare chi, come Landini, continua a difendere un mondo fatto di privilegi sindacali, salari bassi e ideologia. L’Italia vera – quella che lavora, costruisce e non si lamenta – merita di più. Ma finché nessuno la rappresenta davvero, il silenzio sarà la nostra risposta più dignitosa.